da quando abbiamo eretto, qui in Cattedrale,
un Santuario a Te dedicato.
Nella Chiesa Madre della Diocesi
era giusto che Tu, Madre della Chiesa,
ci accogliessi come a casa tua, Nazareth.
Nei dodici mesi – come le dodici stelle che ti incoronano il capo –
Tu ci ha atteso, accolti, consolati.
Una reliquia della tua abitazione,
ora Basilica grande e casa comune dei pellegrini in transito,
è incastonata qui in Cattedrale,
nella lapide che ricorda la visita
che ti facemmo il 5 novembre.
Da allora, nella raccolta sera del gemellaggio,
questo nostro Tempio è anche Nazareth,
e noi ci sentiamo ancor più Tua famiglia,
Nazareth anche noi.
All’inizio della preparazione della Natività del Figlio,
gli animi scossi da tristi notizie,
qui abbiamo portato davanti a Te,
invocando luce sulla verità vera,
dono dell’amore autentico e reciproco,
dono dell’unità dei cuori.
E perché vivo, perenne, comunitario,
fosse quest’anelito
nella Solennità liturgica dell’Annunciazione,
è iniziata ad ardere la lampada triflamma
con l’olio delle nostre contrade,
offerto a turno Comune per Comune.
Accanto alla Tua Casa di preghiera,
il luogo delle nostre Assemblee,
la Sala Vescovile della Comunità,
Salone di festa e di pensiero,
di cultura e di arte,
di gioia e di incontro.
Ritroviamo in questi ricordi,
fili della memoria riconoscente,
la tua discreta presenza, come a Nazareth.
Non ci è difficile immaginare, le ore e giorni
vissuti in quelle mura,
sempre trepida per il Mistero che l’abitava,
sempre sollecita dell’umanità che l’incarnava e lo custodiva,
il Tuo e nostro Gesù, il Tuo e nostro Giuseppe.
Le faccende domestiche, le relazioni con i vaccini,
le preoccupazioni per un Figlio in crescita
e le premure verso uno Sposo speciale,
Ti hanno resa madre angelo della casa di tutti i tempi,
per questo non ci sarà stanchezza nei secoli per proclamarti beata.
Anche nell’ora oscura della prova
– i primi attacchi dell’odio verso l’amore,
la visita di sorella morte, lì dove abitava la Vita –
ti contempliamo forte nella fede.
Memori di questi misteriosi intrecci tra il bene e il male,
la luce le tenebre, la tenerezza e la violenza,
a segno e memoria deponemmo ai Tuoi piedi
una rosa d’oro e un proiettile disattivato.
Ti rinnoviamo la preghiera: coltiva l’amore, debella ogni seme di odio.
Lo chiede la fede, lo impone la ragione.
Soprattutto ne spinge l’odierna Solennità.
In questa Cattedrale, dedicata a Te, Assunta in cielo,
dal medaglione del campeggio al centro del soffitto della navata,
la forza che ti solleva e ti attrae verso il Cielo
sembra invitarci e quasi attrarci verso di Te,
perché con Te veniamo rapiti alla realtà invisibili.
Oggi tutto parla di luce, di vittoria, di speranza.
È luce divina, che debella quelle smorte
della terra che hanno luccichi fugaci e talora ingannevoli.
È la vittoria sul male e sulla morte,
che annienta le potenze del male.
È la speranza che dove Tu sei, anche noi,
con Te, come Te saremo,
sottratti ai limiti del tempo e alla orribilità della materia.
Di fronte a confusioni, create e alimentate per fini diversi
e talora perversi, Tu donaci la limpidità del pensiero.
A fronte di sconfitte cocenti, da noi o a noi procurate,
dona la fortezza della resistenza pacifica e abbandonata a Te.
Nei momenti dello sconforto e della rabbia,
alimenta la speranza e la certezza della difesa divina
e della Tua celeste protezione.
Donaci sempre pensieri di pace e mai confusionari.
Aiutaci a vivere sempre e con tutti il male con il bene.
Fa’ brillare la radiosità del Paradiso sulle nebbie della terra.
Donaci il gusto della pazienza e la forza dell’attesa.
I nostri occhi, anche quando lucidi di lacrime,
sappiano guardare con la benevolenza del Tuo figlio.
Le nostre azioni traccino sempre percorsi di vita e di gioia.
Il nostro tempo dedicato a contemplazione del cielo,
non invischiato solo ad orizzonti terreni.
Sia la freschezza della nostra preghiera
come la perseveranza di questa orchidea,
i cui colori di porpora e di movimenti leggiadri
dicano come Ti veneriamo,
come vogliamo essere a Te docili,
Madre di Dio, Madre della Chiesa, Madre nostra Annunziata e Assunta.
Amen.
___________