Continua il cammino di formazione dei diaconi permanenti e dei candidati al diaconato della nostra Diocesi, sapientemente guidati da don Giovanni Battista Tillieci, Delegato vescovile per il Diaconato permanente e i Ministeri istituiti, che si incontrano due volte al mese, in giorni diversi per l’incontro di formazione, e insieme per il ritiro spirituale, che nei momenti forti vede coinvolte anche le mogli dei diaconi e le loro famiglie.
L’ultimo incontro di formazione si è svolto la sera di martedì 3 febbraio presso il Centro del Laicato in Gioia Tauro con la partecipazione di diaconi e candidati, considerato il tema di interesse comune che è stato «Il rapporto tra Vescovo e diaconi permanenti».
Don Giovanni Battisti nella sua relazione ha evidenziato come diaconato, presbiterato ed episcopato sono espressione dell’unico ministero a cui si è abilitati mediante il sacramento dell’Ordine, in forza del quale i ministri vengono configurati in modo particolare a Cristo, e il diacono, in modo speciale, a Cristo servo, che diventa perciò la base della sua spiritualità. E come il Figlio, incarnandosi, si è abbassato, senza accampare nessuna pretesa, fino al gesto dello schiavo nella lavanda dei piedi, così il diacono è chiamato, in certo senso, ad una carriera in senso inverso, quella dell’abbassamento, in una logica di condivisione che lo deve portare a farsi “tutto a tutti”, senza aspettarsi alcun corrispettivo: è la logica del seme che è posto nella terra a morire se vuole portare frutto.
E’ vero che l’intero popolo di Dio è chiamato ad avere uno spirito di servizio, ma in forza del sacramento il diacono accoglie nella propria persona la missione di diventare con tutta la vita una segno di Cristo servo. Per questo, è importante che i diaconi prendano coscienza di questa loro specifica ministerialità, passando dall’io attuale all’io ideale, cioè la configurazione piena a Cristo servo. E questo, ha proseguito don Tillieci, avviene attraverso un percorso necessario che passa attraverso un progetto di vita personale che deve tendere sempre a questo fine.
Si è passati poi a considerare come il diacono “non è ordinato per il sacerdozio, ma per il servizio del vescovo”e per questo l’ordinazione sacramentale crea un legame originale, “intrinseco e reciproco” fra il diacono e il vescovo: un rapporto che dice comunione del diacono con il vescovo e adesione al suo piano pastorale, come anche ascolto e dialogo da parte del vescovo delle istanze che gli giungono attraverso il diacono, considerato dalla tradizione “l’orecchio del vescovo, la sua bocca, il suo cuore”. Conseguenza di questo sarà che l’ambito di esercizio del ministero diaconale dovrà assumere un carattere diocesano, anche quando esso di tradurrà in un servizio a favore di un’unità pastorale o di una parrocchia. Don Giovanni Battista ha poi sottolineato come sia importante che nella relazione che si instaura tra diaconi e presbiteri, l’autonomia dei ruoli tenda alla più stretta collaborazione nel comune servizio al popolo di Dio e nell’unico riferimento al vescovo.
Un compito di particolare importanza attende il diacono nell’ambito della nuova evangelizzazione, in virtù del fatto che la condizione di diacono e simultaneamente di uomo che vive le esperienze secolari quali la famiglia, la professione, l’impegno sociale, gli consentono di favorire l’inserimento del seme del vangelo nel tessuto vitale della Chiesa e della società attraverso tutti i possibili ambiti che lo vedono coinvolto per i motivi sopra richiamati.
Infine un’ultima considerazione, riflettendo come la vocazione al diaconato procede da Dio come “un avvenimento di grazia”: il diaconato è sempre un dono che Dio fa alla Chiesa, sia nella condizione celibataria di sequela a Cristo sia nella condizione matrimoniale. In entrambe le dimensioni il diacono si impegnerà per conformarsi sempre più a Cristo, Signore e servo di tutti, tenuto conto anche del fatto che l’imposizione delle mani al diacono non è per la celebrazione eucaristica, ma per il servizio. E per questo l’invito finale sia ai diaconi sia ai candidati ad essere e a diventare un giorno segno sacramentale specifico di Cristo servo, “interpreti delle necessità e dei desideri delle comunità cristiane e animatori del servizio, ossia della diakonia, che è parte essenziale della missione della Chiesa”.
Cecè Caruso