In questa settimana di preghiera tutta dedicata a Maria, Madre sofferente sotto la croce, sono stati così accostati questi due grandi dolori: quello della Chiesa delle origini e della Chiesa dell’oggi, che lotta contro il male lungo sulle strade. A sottolineare ulteriormente questo binomio martedì 12 lo stesso vescovo, S.E. Mons. Francesco Milito ha celebrato la solenne eucarestia nel Calvario e, dopo la funzione, ha raccontato la sua esperienza e la sua odierna attività suor Carolina Iavazzo, la più stretta collaboratrice del Beato Puglisi, che oggi continua l’attività del sacerdote siciliano nel “Centro Padre Puglisi” a San Luca.
Mons. Milito durante la sua omelia ha parlato del nome di Maria e in particolare «Addolorata o Madre dolorosa o Madre degli afflitti ma pur sempre la Donna del dolore come il Figlio l’Uomo del dolore», arrivando poi al concetto di «Maria privilegiata ma non risparmiata: dobbiamo ringraziare la Trinità che ci ha dato una donna Madre come noi credibile»; una donna umana che ha vissuto ciò che ha vissuto e che, proprio per questo, noi possiamo comprendere; una madre e donna che ha sofferto per il Figlio, non solo al Calvario ma già in vita, quando Gesù cominciava a diventare “scomodo” per tanti e veniva criticato. «Una madre che riceve sotto la Croce l’apice più grande del suo dolore perché sa che il Figlio è innocente e che è il Figlio di Dio: qui sta la grandezza dell’Addolorata che non si spezza e da grande donna di fede sa che sono ore terribili ma sono dolori della Salvezza».
Il Pastore ha continuato a tratteggiare la figura di Maria ma accostandola a quella del Beato Puglisi «Figlio anche lui addolorato ma fiducioso e speranzoso: è un accostamento bellissimo avere le reliquie accanto alla statua di Maria Addolorata», facendo riferimento soprattutto al volto mesto della Madre e a quello gioioso e sorridente del Beato che, sicuramente, fin dal momento della morte avrà contemplato il volto di Dio.
Alla fine della celebrazione ha fatto il suo intervento suor Carolina che, partendo dall’esperienza di due anni al quartiere Brancaccio con padre Puglisi, ha parlato del presente e della sua esperienza oggi a San Luca, presso il “Centro Padre Puglisi” che continua l’opera sociale e civile del Beato, rivolgendosi soprattutto ai giovani. Un intervento forte quello di suor Carolina che ha invitato i presenti – purtroppo pochi erano i giovani – a schierarsi e a scegliere, evitando il male e la mafia, e a non essere tiepidi ma piuttosto decisi nello scegliere la via del bene, rimboccandosi le maniche e seguendo l’esempio di don Pino. «Padre Puglisi è stato ucciso a 56 anni ma non è la quantità degli anni che ci dice il nostro valore – ha detto suor Carolina – ma la qualità: a che serve vivere fino a 100 anni ma in maniera mediocre? Invece noi siamo nati per lasciare un’impronta di bene, proprio come ha fatto lui».
Un messaggio forte quello della suora che, da anni gira ormai tutta l’Italia incontrando soprattutto i giovani per raccontare non solo chi era padre Puglisi ma anche cosa significa oggi continuare la sua attività in una terra difficile come la Calabria dove, ha anche spiegato, la mancanza di lavoro è un forte impulso per la mafia che cerca gente che non sia preparata.
Nei giorni successivi la comunità del Calvario ha continuato le sue celebrazioni in preparazione alla solennità del 15: mercoledì è stato dedicato ai bambini che hanno ricevuto la solenne benedizione ai piedi della statua della Vergine, mentre giovedì è stata giornata di preghiera per gli anziani, arrivati a messa nonostante le tante sofferenze. Nella giornata di venerdì si è celebrata la solenne celebrazione e la piccola processione per le vie del quartiere: da tanti anni la statua dell’Addolorata non riceveva tanta calorosa e devota accoglienza lungo le strade, con una processione molto partecipata e soprattutto silenziosa, col solo rumore dei canti e delle preghiere, e anche la reliquia del beato Puglisi ha raggiunto le strade, portata in processione da don Giuseppe.
Sabato, dopo la messa delle 8, la reliquia del martire siciliano è tornata a Bovalino. Una settimana molto intensa per la parrocchia del Calvario che ha potuto godere della presenza del beato dei nostri giorni, con la speranza come ha detto la stessa suor Carolina che «possa essere un inizio, un cambio di rotta nella vita di ognuno per saper scegliere sempre la via del bene, senza scendere a compromessi».
Tullia Morabito