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13/Dic/19

Inaugurazione Anno accademico 2019-2020 all’ISTeP di Gioia Tauro con la prolusione del nostro Vescovo “La Teologia dell’Evangelizzazione nella Evangelii Gaudium”

Anche quest’anno il nostro Vescovo Mons. Francesco Milito ha inaugurato l’anno accademico 2019/2020 dell’Istituto Superiore Teologico Pastorale con la prolusione sull’Esortazione Apostolica di papa Francesco “Evangelii Gaudium”. In particolare, il Vescovo ha riflettuto su uno dei punti più forti del «testo programmatico», come egli stesso lo ha definito, ossia, la teologia della nostra missione evangelica, ed ha ringraziato il Direttore dell’ISTeP don Domenico Caruso per il suo servizio puntuale, intelligente e per tutte le iniziative e le belle idee che hanno fatto dell’Istituto Giovanni XXIII un punto d’eccellenza della Diocesi.

Il Vescovo ha fatto notare che malgrado l’ISTeP non abbia natura accademica con il relativo riconoscimento giuridico ogni anno registra moltissime iscrizioni fatte per amore della formazione personale. C’è da osservare che l’ISTeP può vantarsi anche dell’introduzione della prima Scuola di Musica per la Liturgia, il cui responsabile è don Domenico Lando, Direttore del coro diocesano e Responsabile regionale della Musica sacra.

Ha preceduto la prolusione del Vescovo l’intervento del Direttore dell’Istep don Domenico Caruso il quale ha salutato con gioia il corpo docente e gli studenti ed ha rivolto un grato saluto al Vescovo «il quale ogni anno e non solo perché è Pastore di questa nostra Diocesi ma in qualità di Presidente dell’ISTeP inaugura in forma solenne e ufficiale l’anno accademico. «L’”Evangelii Gaudium” – ha detto don Caruso – ci sta accompagnando in questi anni fino a diventare attuazione per noi e per la Diocesi, una vera e propria sfida teologica e di evangelizzazione. Ogni battezzato è un “Cristoforo” cioè portatore di Cristo come dicevano gli antichi santi padri». Don Caruso ha poi esortato tutti a chiedersi «se chi ci incontra percepisce nella nostra vita il calore della nostra fede, vede nel nostro volto la gioia di aver incontrato Cristo. Parliamo tanto di evangelizzazione ma perché incida e tracci percorsi ricchi di autenticità non può essere affidata allo spontaneismo. Necessita anch’essa di una riflessione teologica appropriata che sappia incarnare uno stile capace di leggere i tempi non adeguandosi ma trovando piste di riflessione che sappiano nutrire la nostra vita personale in ordine alle sfide dell’oggi». Don Domenico infine ha introdotto la prolusione del Vescovo, affermando che si tratta di una riflessione che ha come tema la teologia dell’Evangelizzazione nell’Evangelii Gaudium.  

Il Vescovo ha aperto la sua presentazione sottolineando in primis che l’Esortazione apostolica di papa Francesco è un testo-testamento, una eredità, un trattato sulla teologia dell’evangelizzazione, un’opera sistematica, che col suo genere letterario, colloquiale con riflessioni fondanti e consegne operative, rappresenta la Chiesa che cammina in sintonia con il nuovo Pietro. «Se l’evangelizzazione è il perno e il cuore dell’esortazione – ha spiegato Sua Eccellenza – questo testo contiene una teologia della missione, cioè un condensato di missiologia, quel ramo della teologia che studia la prassi della missione, di cristologia e pneumatologia. E’ un plagio in senso positivo dell’”Evangelii nuntiandi” di Paolo VI, una ricompilazione e ripensamento sull’incompiuto Concilio Ecumenico Vaticano II».

Il Vescovo si è soffermato sul principio e fondamento della lettera che è la gioia del Vangelo, che «riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesù», ed ha illustrato la finalità, l’esito, la partenza e la crescita dell’impostazione missionaria. La finalità è l’invito ai fedeli cristiani a una nuova missione evangelizzatrice nascente dalla grazia e indica le vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni. “L’agente primario della missione – ha proseguito il Vescovo – è lo Spirito Santo, se non c’è lo Spirito Santo non c’è annuncio del Vangelo; la missione se non ha lo Spirito Santo diventa un’altra cosa: progetto di conquista, conquista religiosa o forse ideologica. Lo Spirito Santo precede l’opera degli uomini. L’esito finale è il frutto, il discernere insieme. La partenza e la crescita avvengono per attrazione mediante il procedimento: attratti da Cristo, attirati da Cristo, servitori, protagonisti del servizio reso. Nessuno è credibile perché il credente è credibile quando con i fatti dimostra quel che dice. Il primo passaggio dunque dell’evangelizzazione è l’attrazione, tutto avviene per seduzione, il condurre a sé. Secondo punto è la testimonianza personale, è un fenomeno psicologico normale, sono attratto perché mi sento affascinato mentalmente, ma non per proselitismo, o per nostalgia del passato» Il Vescovo ha poi sottolineato che l’impostazione missionaria della pastorale è il paradigma della conservazione pastorale della Chiesa, in cui la tradizione resta viva, ma con la dovuta attenzione all’aggiornamento con lo sguardo alla contemporaneità. In questo contesto il kerigma rappresenta il nucleo essenziale e il fondamento dell’unità tra le azioni pastorali.

Il Vescovo chiedendosi chi sono i soggetti dell’evangelizzazione ha scandito che sono i battezzati tutti, non gruppi specifici, non professionisti specializzati, ma la comunità di discepoli missionari, il Popolo di Dio ed ha posto poi una serie di interrogativi sulla religiosità invitando a chiedersi: «La nostra pietà popolare è veramente trasmissione del Vangelo? È animata dallo Spirito? Cosa significa essere cristiani?» evidenziando che «Essere cristiani significa ascoltare il fratello in umanità, mettere i propri carismi al servizio del Vangelo, a beneficio della comunità; un’altra via per evangelizzazione è la cultura che aiuta a pensare in alto». Il Vescovo ha concluso con un passaggio della stessa Esortazione: “Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo” riflettendo sugli evangelizzatori con spirito singolare: «Si è evangelizzatori quando ci apriamo senza paura all’azione dello Spirito», lasciandoci alcune precise domande. «Come vogliamo essere operativi e credibili nella nostra Diocesi? Qual è la cultura della nostra Piana?», ed ha asserito che «solo quando avremo una lucida visione della cultura potremo dire che la nostra fede è arrivata a maturazione, con la conversione e con il cambiamento della mentalità, quando avremo sperimentato Cristo risorto, la misericordia e il perdono che nascono da Cristo. Ecco come la nuova evangelizzazione passa dalla pietà popolare che è una conseguenza non è una premessa, ecco come essere missionari in questo tempo».

Alla fine della prolusione sono stati consegnati i diplomi agli studenti che in questi ultimi hanno completato gli studi e un momento di convivialità, occasione questa per creare comunione e relazione, ha concluso la serata.

 

Kety Galati

 

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