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08/Giu/23

Il Congresso Eucaristico diocesano nel suo quinto giorno

Mercoledì 7 giugno Il Congresso Eucaristico è stato vissuto nelle quattro Vicarie della Diocesi in modalità laboratoriale con il 4° cantiere Post Sinodale su “Giustizia e legalità”.

Un modo nuovo con cui la nostra Diocesi ha voluto valorizzare una priorità risultante dal Sinodo appena celebrato che ponendo sempre come orizzonte la celebrazione eucaristica quale paradigma della sinodalità ha centrato la propria attenzione sul “mondo che vive e che gli sta a cuore”.

L’incontro nelle vicarie è stato aperto da un moderatore che ha posto all’attenzione dei convenuti i luoghi del cammino quotidiano di ciascuno, soprattutto attraverso l’analisi delle ingiustizie e del desiderio di legalità che investe tutti questi ambienti di vita quotidiana, la famiglia, la scuola, la sanità, la solidarietà, il lavoro, le carceri.

E parlando di famiglia si è fatto riferimento ai confini spesso sfumati tra legame familiare e legame familistico ma per evidenziare che il contrasto alla mentalità mafiosa parte proprio dalla famiglia e per affermare con forza che l’amore, la fede, i valori cristiani vincono sulla subcultura mafiosa.

Riferendosi al mondo della scuola e al suo valore formativo si è sottolineato come ci sia bisogno di docenti-testimoni, tanto credenti quanto credibili.

Il problema della Sanità è stato affrontato nel suo aspetto problematico accennando ai gravi problemi derivanti dal malaffare spesso presente in questo ambito per prendere coscienza che la corruzione si pone contro la persona e quindi contro l’essere cristiani.

Anche l’ambito del lavoro è stato osservato nei suoi aspetti negativi per affermare l’importanza di contrastare le ingiustizie, l’importanza di migliorare le retribuzioni, garantire la sicurezza e soprattutto rimettere l’uomo al centro al di là degli interessi economici e produttivi.

Un accenno anche al problema delle carceri che deve richiamare la comunità cristiana al senso di una nuova pastorale per far sì che sul detenuto e sulla sua famiglia non permanga alcuno “stigma sociale”.

Il richiamo forte poi alla solidarietà sottolineando come sia importante e indispensabile rendere operosa la Fede attraverso la Carità per far sì che le Parrocchie divengano sempre più spazi di accoglienza con il cuore aperto alle cosiddette “periferie esistenziali”.

Un ultimo sguardo alle devianze presenti nella nostra società per rendersi conto che di fronte alla ‘ndrangheta che si pone in senso diametralmente opposto al Vangelo e di fronte al relativismo massonico che è completamente inconciliabile con la fede cristiana, nella nostra Diocesi il popolo è chiamato a quotidiani atti e fatti di testimonianza cristiana.

La conclusione chiara di fronte a tutti questi problemi è stata che c’è bisogno di passare da un’antropologia culturale ad una nuova antropologia evangelica che metta al centro del suo interesse la dignità della persona umana, fondamento questo teologico, perché l’uomo è pensato e disegnato a immagine di Dio.

Successivamente i presenti sono statti divisi in gruppi in seno ai quali hanno approfondito gli ambiti citati parlando delle loro esperienze soprattutto nel mondo del lavoro, ponendo davanti le loro delusioni, ma anche le loro speranze. Nei gruppi ci si è chiesto cosa si può fare di fronte alla grande problematicità degli ambiti rilevati e molti hanno sottolineato quanto sia importante la formazione, con la Diocesi che senza dubbio può diventare protagonista attiva, ma accanto alla formazione c’è necessità di una collaborazione attiva di quanti amano il nostro territorio e di una testimonianza di tutti i cristiani che per vocazione sono chiamati al bene comune e a prendersi cura degli altri.

Ufficio Comunicazioni Sociali

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